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La Casa funeraria, o Sala per il Commiato, va incontro a esigenze specifiche e risponde ai mutamenti intercorsi nella nostra società (religiosi ma non solo), in termini di valori e di consuetudini. Inoltre assumono valenze significative ed importanti sotto molteplici aspetti di ordine pratico, comportamentale, etico e psicologico.
Gli obitori degli ospedali, delle case di cura e di riposo per anziani, sono spesso confinati in ambienti angusti, degradati e poco fruibili, e acuiscono il disagio e il dolore dei familiari. Disagio e dolore che vengono spesso amplificati da comportamenti poco professionali, se non addirittura scorretti, di alcuni operatori. Gli appartamenti moderni, soprattutto nei grandi contesti urbani, non consentono, per dimensioni, di dedicare uno spazio adeguato all’allestimento di una camera ardente: anche in questo caso disagio e sofferenza dei congiunti vengono esasperati.
La scomparsa di una persona cara, quella improvvisa e quella in qualche maniera annunciata da una malattia, vengono egualmente vissute come un evento traumatico e necessitano di un idoneo supporto psicologico e della migliore assistenza tecnica e logistica negli adempimenti da compiere prima ancora che nella elaborazione del lutto. Le diverse concezioni ideologiche e religiose, proprie di una società che sempre più tende ad una multi etnicità, rendono necessaria l’identificazione di un luogo utile ad ospitare adeguatamente atti di ossequio e cerimonie di commiato che permettano di vivere con intensità il tempo del dolore, in una dimensione di umanità e di profondo rispetto per sentimenti, affetti, ricordi.
Non sono che alcune delle motivazioni, forse le più evidenti, fra quelle che rendono attuali e indispensabili le Case Funerarie (o Sale per il Commiato).
Ma perché solo oggi queste esigenze sembrano trovare finalmente concrete possibilità di risoluzione? Perché il nostro Paese, spesso all’avanguardia, arriva adesso a progettare un qualcosa che altrove pare esistere da sempre?
Innanzi tutto perché, in assenza di una legge quadro che ne consenta la realizzazione su tutto il territorio nazionale, le Regioni che hanno già emanato proprie disposizioni sulla materia ne hanno previsto, ed anzi caldeggiato, l’istituzione. Poi, e non è di secondaria importanza, perché il comparto delle Onoranze funebri, per lo meno quegli operatori che credono fortemente nella propria professionalità e in un codice deontologico strettamente legato ad essa, sente come improcrastinabile l’esigenza di adeguarsi agli elevati standard delle Nazioni più evolute e vede nello sviluppo di nuove figure professionali (esperti in tanatoprassi, consulenti psicologi per l’elaborazione e la gestione del lutto, cerimonieri, …) una grande opportunità di crescita, anche culturale, della categoria.
Pure il mondo produttivo del settore funerario e cimiteriale si è dimostrato pronto, esasperando la ricerca e sviluppando soluzioni di avanguardia, nella tecnologia e nel design, utili a dare connotazioni precise ad un modello italiano che, ne siamo certi, si affermerà legittimamente con il conseguente sviluppo, nel business e nella creazione di un qualificato mercato del lavoro, di un settore importante della nostra economia. Poi, ancora, perché grazie ad esperienze vissute in Paesi altrettanto cattolici del nostro sono venute meno le resistenze della Chiesa che ha finalmente compreso come il rito del commiato eventualmente compiuto all’interno di queste strutture non sostituisce, ma integra, la cerimonia religiosa tradizionale, permeando ogni atto compiuto dal momento del decesso a quello della sepoltura di una religiosità umana prima ancora che liturgica.
Infine, per il mutato atteggiamento della Pubblica Amministrazione che, se prima vedeva l’obitorio comunale quale unica possibilità operativa, oggi sembra avere sposato, come accade un po’ ovunque, ipotesi di coesistenza, se non di collaborazione, fra imprenditoria pubblica e privata.
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