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Morire costa sempre di più. E il paradosso è che il funerale, alla fine, è la voce meno onerosa: se si considera che la spesa media per le onoranze funebri si aggira intorno ai 5mila euro, di questi 5mila una bella fetta viene assorbita dai costi derivanti da tasse, bolli e – non in ultimo- spazi cimiteriali (che spesso superano il costo del funerale). Senza contare i costi (aggiuntivi) del loculo al cimitero che, a ben vedere, costa al metro quadro –al grezzo- come l’equivalente di un appartamento di pregio. Motivo per cui lo scorso anno le cremazioni sono aumentate in modo importante: la gente, per risparmiare, sceglie di conservare l’urna con le ceneri del proprio caro in casa.
E lo Stato? Lo Stato consente, su tutti quei costi, una detrazione pari a 1549,37 euro per le spese funerarie: l’importo deriva dalla semplice conversione lira/euro avvenuta ben più di un decennio fa: se nel 2002 i cittadini toccati da un lutto familiare potevano detrarre 3 milioni di lire (con un potere d’acquisto diverso da oggi), nel 2014 l’importo degli equivalenti 1549,37 euro pare davvero insufficiente. Ed ecco perché, puntualmente, torna alla ribalta l’ipotesi di un aumento delle detrazioni. L’ultimo disegno di legge è del senatore Pd Stefano Vaccari e prevede di innalzare il tetto fino a 10mila euro. Le considerazioni del senatore sono semplici: “Da un lato, la difficoltà che incontrano le famiglie, in tempi di crisi, ad affrontare le spese impreviste per l’addio ai propri cari, dall’altro il fatto che detrazioni fiscali così basse agevolano le aziende e i privati che operano in ‘nero’, a tutto danno delle imprese virtuose”.
Ma la detrazione, per quanto necessaria, non è sufficiente: la verità è che i servizi funebri attualmente sono esentati dal pagamento dell’IVA anche se nel Disegno di legge di Stabilità pare esista una norma che introdurrebbe (finalmente) un’aliquota, seppur agevolata del 10 per cento.
Su queste battaglie, detrazione e introduzione dell’IVA, da tempo la Feniof, Federazione Nazionale Imprese Onoranze Funebri, (l’associazione più storica e maggiormente rappresentativa a livello nazionale delle imprese funebri private) è in prima linea: “Essendo ormai non più rimandabile – dice il Segretario Nazionale Feniof Alessandro Bosi – l’introduzione di una aliquota IVA nel settore funebre, anche per evitare ulteriori sanzioni da parte dell’UE derivanti dalla mancata applicazione di direttive europee che, da tempo, impongono al nostro paese l’introduzione di una aliquota IVA nel settore, lo Stato deve seriamente ragionare sulla necessità di consentire ai cittadini di recuperare parte delle spese intervenute nelle onoranze funebri e per tutto quanto attiene la sfera cimiteriale. L’obiettivo è chiaro: lo Stato recupererebbe risorse dal pagamento dell’aliquota IVA e dai contributi erariali derivanti dall’esposizione in fattura degli effettivi importi sostenuti dai cittadini e questi ultimi potrebbero finalmente detrarre le spese derivanti dal decesso di una persona cara in giusta misura. Le imprese funebri virtuose, infine, non subirebbero più la turbativa derivante dall’operato di colleghi dai metodi discutibili che sarebbero infine anch’essi obbligati a sostenere gli inderogabili analoghi costi derivanti da una corretta gestione aziendale: pagamento delle tasse, personale regolare con corretti contributi assicurativi e previdenziali, e rispetto delle regole imposte dalle normative nazionali e regionali”.
Un’ultima considerazione: se tutto ciò avvenisse, potrebbe addirittura verificarsi un’inversione di tendenza: se al cittadino fosse concesso di detrarre maggiormente quanto sostenuto sia per il funerale che gli ulteriori costi cimiteriali, probabilmente assisteremmo a un rilancio dei cimiteri e della collegata arte cimiteriale che, pensando a cimiteri monumentali di certe grandi città, tutto il mondo ci invidia. Oggi invece le amministrazioni comunali faticano a garantire adeguati livelli di manutenzione e pulizia di tali spazi, viste le sempre minori risorse a loro a disposizione.
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